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Mario Papadia
Pubblicato31 Ottobre 2019
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La Bestia e l'empatia populista

Leggevo l’altro giorno il “Bestiario”, un libro assai stravagante perché stravaganti sono gli scritti che riporta, che hanno come protagonisti animali d’ogni genere, reali e fantastici, e partendo da essi ci costruiscono sopra analogie, storie, indovinelli, allegorie, apologhi. È un filone letterario del tutto particolare che risale ai primi secoli del cristianesimo, dura tuttora con diversi adattamenti ed è praticato anche da autori illustri come Calvino.

 

Insomma, sentite questa leggenda riguardante una specie davvero particolare di asino (chiamata “onagro”) e di scimmia, che leggevo l’altro giorno e dirò perché ne scrivo.

«Quando esso raglia per dodici volte, il re e la corte riconoscono che è l'equinozio. E anche quando la scimmia orina sette volte di notte, è l'equinozio. L'onagro è il demonio, poiché come la notte è il popolo dei pagani; è divenuta uguale al giorno cioè ai fedeli profeti; dunque l'asino, cioè il diavolo, raglia; e anche la scimmia è un'immagine del demonio perché ha un inizio ma non una fine, cioè una coda; anche il diavolo all'inizio era uno degli arcangeli, ma non si è trovata la sua fine, cioè possiede l'inizio che è la creazione, ma non la fine che è il bene.»

 

Non chiedetemi perché, ma mentre leggevo mi è venuto in mente la macchina da guerra sociale del team della comunicazione di Salvini denominata “La Bestia”, magnifico nome che richiama la furia ancestrale, la potenza del toro incornatore, il potente tornado della verità e dell’ora che è suonata. Come non ricordare la “Bestia” di cui parla l’Apocalisse, che verrà alla fine dei tempi ad proclamare l’equinozio del suo dominio sulla terra, calpestando popoli che non siano il suo?  Quando spara dove credi che mira la Bestia? Alla tua intelligenza? Alla tua empatia? No alla tua antipatia che è l'altra faccia dell'empatia che compatta gli amici e i parenti propri.


E poi, anche qui non mi si chieda come ci sono arrivato. Nel cervello mi si è associato il serial tv “Gomorra” e quell’aria di sbruffoneria dei protagonisti giovanili che non si limita ad esibire i tatuaggi ma mena pure e magari se serve uccide, da cui è scaturito un altro filone, meno innocuo, di un epos della spavalderia da bestia senza paura. Gioventù che ha venduto l’anima al diavolo per avere tutto subito, e per non dover mai chiedere nulla.

Anzi¸‒ ed ecco un’altra associazione forse indebita forse no, ‒ vendere l’anima al diavolo ha perso la sua innocenza, nel nostro tempo: vuoi mettere Faust e Paganini che l’hanno a suo tempo venduta per guadagnarci un po’ di dandismo con la gioventù camorrista che ci guadagna “sangre y arena”? 


Come mai questi atteggiamenti hanno nella nostra dimensione culturale il vento tanto in poppa? Come mai non si fatica a trovarne il riscontro negli sberleffi al “buonismo”, negli sprezzi ai diversi da sé stessi, nell’atmosfera d’odio dei social dove nascondere la propria identità è il massimo dell'audacia?


Si parla in giro di fascismo. Ma secondo me si sbaglia bersaglio e analisi. È un sintomo sociale del tutto nuovo. Il fascismo proclama il disprezzo della democrazia in nome di alcune verità borghesi e perbeniste. Il comunismo proclamava l’inutilità della democrazia in nome della giustizia sociale. Il “bestialismo” dichiara l’empatia sovranista come la soluzione d’ogni problema sociale.

 

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